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Guadagnare Salute

Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari

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Indicatori di malattia

Gli indicatori che descrivono le malattie cardio-cerebrovascolari

Mortalità

I più aggiornati dati di mortalità forniti dall’Istat ed elaborati dall’Ufficio centrale di statistica dell’Istituto superiore di sanità si riferiscono al 2003.

Le malattie del sistema circolatorio causano 240.253 morti (104.987 uomini e 135.266 donne), pari al 41,1% del totale dei decessi: una proporzione così elevata è dovuta in parte al processo di invecchiamento della popolazione e alla scarsa natalità che ha caratterizzato il nostro Paese negli ultimi anni.

 

Per le malattie ischemiche del cuore (infarto del miocardio, altre forme acute e subacute di cardiopatia ischemica, infarto miocardico pregresso, angina pectoris e altre forme croniche di cardiopatia ischemica), si registrano 81.429 decessi (41.029 uomini e 40.400 donne), pari al 32% circa del totale delle morti per malattie del sistema circolatorio. Negli uomini la mortalità è trascurabile fino all’età dei 40 anni, emerge fra i 40 e i 50 anni e poi cresce in modo esponenziale con l’età. Nelle donne il fenomeno si manifesta a partire dai 50-60 anni e cresce rapidamente. Lo svantaggio degli uomini rispetto alle donne è più accentuato nell’età riproduttiva e tende a ridursi con l’avanzare dell’età. La diversità di frequenza della malattia tra i due sessi si accompagna anche alla diversità delle manifestazioni cliniche: sono infatti più frequenti nelle donne la morte improvvisa, l’infarto silente e l’angina pectoris.

 

Agli accidenti cerebrovascolari è attribuibile circa il 29% delle morti dovute a malattie del sistema circolatorio: sono infatti stati registrati 68.662 decessi (27.226 uomini e 41.436 donne). L’ictus è un’affezione grave associata ad alta letalità che, se non fatale, provoca invalidità permanente. Anche questo dato è in parte spiegabile con il fenomeno dell’allungamento della vita media, in quanto le malattie cerebrovascolari si presentano con maggior frequenza nelle età più avanzate: i valori più elevati si registrano sia negli uomini che nelle donne al Sud.

Incidenza

È il numero di nuovi casi di malattia in una determinata popolazione in un periodo di tempo stabilito, usualmente un anno. I dati sono ricavati dagli studi longitudinali coinvolti nell’ambito del Progetto Cuore che hanno arruolato più di 20.000 uomini e donne di età 35-69 anni a partire dalla metà degli anni ’80 con follow-up della mortalità e degli eventi cardio-cerebrovascolari fino a dicembre 2002. Il valore aggiunto rispetto agli studi simili condotti in Italia sta nel fatto che le coorti sono di numerosità elevata, arruolate in tempi relativamente recenti, includono le donne, provengono da popolazioni abitanti in differenti aree geografiche del Paese e sono state seguite per mortalità totale, specifica per causa e per eventi cardio-cerebrovascolari maggiori fatali e non fatali (infarto del miocardio, ictus, morte coronarica e interventi di rivascolarizzazione).

La Tabella 1 riporta l’incidenza per 1.000 persone, per anno, degli eventi coronarici e cerebrovascolari maggiori e la letalità per uomini e donne di età 35-74 anni. I tassi evidenziano un’incidenza maggiore di eventi coronarici rispetto a quelli cerebrovascolari per entrambi i generi, eccetto per l’ultima decade di età nelle donne, in cui vi è una maggiore incidenza di accidenti cerebrovascolari. La letalità è alta sia negli uomini che nelle donne e aumenta molto con l’avanzare dell’età.

 

 

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Tabella 1: Progetto Cuore. Studi longitudinali: tassi di incidenza e letalità; uomini e donni 35-74.

Tasso di attacco

Include sia i nuovi casi di malattia, sia le recidive (cioè soggetti sopravvissuti a un episodio di malattia che ne subiscono un altro); deriva dal Registro nazionale delle malattie cardiovascolari che sorveglia una popolazione residente di circa 5.000.000 di uomini e donne di età 35-74 anni. Le aree sono: Brianza, Veneto, Friuli, Modena, Firenze, Roma, Napoli e Caltanissetta. La raccolta dei dati si realizza attraverso l’utilizzo di due fonti di informazione: i certificati di morte e le schede di dimissione ospedaliera. Dall’insieme di questi dati appaiati, grazie al controllo della durata della degenza e alla validazione di un campione, è possibile produrre stime attendibili dei tassi di attacco, della letalità degli eventi coronarici e cerebrovascolari per Nord, Centro e Sud-Isole. In Figura 1 sono riportati i tassi di attacco per eventi coronarici e cerebrovascolari (fatali, non fatali e totali) come media del biennio 1998-99 nei due sessi e nelle singole aree coperte dal Registro standardizzati con la popolazione europea standard. I dati evidenziano, per entrambi i sessi e in entrambe le patologie, una rilevante variabilità geografica che non sembra seguire un gradiente Nord-Sud. Per gli eventi coronarici il tasso di attacco totale nelle donne (7,7/10.000) risulta essere circa un quarto di quello degli uomini (30,4/10.000); per gli eventi cerebrovascolari il tasso di attacco totale nelle donne (12,5/10.000) risulta essere circa la metà di quello degli uomini (21,9/10.000). I tassi di attacco sia coronarici che cerebrovascolari seguono un andamento che cresce con l’avanzare dell’età in entrambi i sessi (Figura 2). Confrontando i tassi degli eventi totali (fatali e non fatali) coronarici e cerebrovascolari, emerge che negli uomini, nelle fasce di età più giovani (35-64 anni), prevalgono gli eventi coronarici, mentre, nella fascia di età più elevata (65-74 anni), prevalgono gli eventi cerebrovascolari; nelle donne gli eventi cerebrovascolari sono più frequenti rispetto a quelli coronarici.

 

Non sono possibili confronti con dati raccolti in anni precedenti poiché questi ultimi si riferiscono a gruppi di età differenti: i dati derivati dalle aree italiane del progetto MONICA (l’Area Friuli e l’Area Brianza), raccolti fra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, riguardano una fascia di età più giovane (35-64 anni) e quindi non rendono possibile il confronto in quanto, per le malattie cardiovascolari, nella classe di età 65-74 anni il tasso di attacco raddoppia.

 

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Figura 1: Registro Nazionale degli Eventi Cardiovascolari (1998-99). Tassi di attacco x 10.000 degli Eventi Coronarici e Cerebrovascolari (fatali, non fatali e totali) per area di sorveglianza, uomini e donne di età 35-74 anni.

 

 

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Figura 2: Registro Nazionale degli Eventi Cardiovascolari (1998-99). Tassi di attacco x 10.000 degli Eventi Coronarici e Cerebrovascolari (fatali, non fatali e totali) per fascia di età, uomini e donne.

Letalità

La letalità coronarica (eventi fatali su tutti gli eventi) è decisamente rilevante in tutte le aree e, come atteso, è più elevata nelle donne (26% negli uomini e 35% nelle donne) (Figura 3): tra i pazienti colpiti da infarto miocardico acuto quindi circa tre uomini su 10 e quattro donne su 10 muoiono entro 28 giorni dall’esordio dei sintomi, principalmente fuori dall’ospedale, prima del ricovero.

 

La letalità cerebrovascolare a 28 giorni si attesta sul 15% negli uomini e 17% nelle donne. Nonostante sia inferiore a quella coronarica, essa appare ancora rilevante e si accompagna a una sopravvivenza gravata spesso da pesanti condizioni di invalidità. Questo dato (Figura 3) si discosta di molto rispetto a quello fornito dagli studi longitudinali (Tabella 1), ma quest’ultimo dato deriva da una media di 10 anni di osservazione iniziata alla metà degli anni ’80, quando ancora non erano disponibili terapie efficaci come quelle attuali in fase acuta.

 

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Figura 3: Registro Nazionale degli Eventi Cardiovascolari (1998-99). Letalità degli Eventi Cardiovascolari standardizzata per età (Popolazione Europea Standard); età 35–74 anni.

Prevalenza

È la frequenza di una malattia o di una condizione a rischio in una popolazione. L’andamento della prevalenza dipende dall’incidenza, dal miglioramento dei trattamenti che produce un aumento della sopravvivenza, e dall’invecchiamento della popolazione. La malattia cardio-cerebrovascolare colpisce in genere l’età avanzata, pertanto viene riportata per decadi la fascia di età 65-74, per macroaree geografiche e per l’Italia nel suo complesso: la Tabella 2 riporta la prevalenza di infarto del miocardio, angina pectoris, ipertrofia ventricolare sinistra, claudicatio intermittens, fibrillazione atriale, ictus e TIA (Transitory Ischaemic Attack) negli uomini e nelle donne per macro aree geografiche e per gli anni 1998-2002. Non sono disponibili dati italiani degli anni precedenti per la stessa fascia di età con cui poter effettuare confronti.

 

 

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  • Leggi i dati sulla prevalenza sul sito del Progetto Cuore.

Scarica anche le diapositive con le figure 1,2,3 (ppt 137 kb).

 

 

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