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Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari

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Le origini dello studio FINE

Il “Finland Italy Netherlands Elderly study” (FINE) rappresenta la seconda fase del “Seven Countries Study”. Il Seven Countries Study è lo studio che ha riconosciuto il ruolo protettivo della dieta mediterranea nei confronti della cardiopatia coronarica e altri eventi morbosi. E’ considerato una pietra miliare dell’epidemiologia dei fattori di rischio cardiovascolare, sia per l’importanza dei risultati ottenuti che per la metodologia impiegata.

 

Background del Seven Countries Study

Fino ai primi anni del 1900, non si pensava che le abitudini alimentari potessero giocare un ruolo importante nella salute individuale e collettiva; solo una alimentazione molto povera era considerata un potenziale rischio per l’insorgenza di malattie infettive. A partire dalla prima metà del 1900 alcuni medici osservarono che le patologie cardiache più note erano poco presenti o assenti in Paesi con un’alimentazione prevalentemente vegetariana o erano diminuite in uno stesso Paese in seguito alle ristrettezze alimentari che si erano verificate durante e in seguito alla seconda guerra mondiale.

 

Alla fine degli anni quaranta, Ancel Keys, un fisiologo dell’Università del Minnesota, intuì che le abitudini alimentari e altre caratteristiche dello stile di vita potessero influenzare la salute e in particolare l’insorgenza della cardiopatia coronarica. A quel tempo in America, tanti uomini di mezza età apparentemente in buona salute morivano di colpo. Keys ipotizzò che differenze nelle caratteristiche individuali (fattori di rischio) potessero fornire l’evidenza scientifica delle cause degli attacchi cardiaci e degli interventi necessari per prevenirli. Nei primi anni ’50, Keys viaggia in diversi Paesi insieme al cardiologo Paul D. White, e osserva che nelle popolazioni con bassi livelli di colesterolemia l’infarto del miocardio è una malattia rara. L’Italia rappresenta una tappa critica nelle premesse al lancio di uno studio internazionale; grazie infatti alla collaborazione del Prof. Bergami, fisiologo dell’Università di Napoli, Keys può analizzare la relazione tra colesterolemia e infarto in diverse classi sociali di Napoli caratterizzate da stili di vita differenti.

 

Struttura del Seven Countries Study

In base a tutte le osservazioni raccolte e agli studi metabolici da lui stesso eseguiti sulla associazione tra i livelli di colesterolemia e la quantità e il tipo di grasso alimentare assunto con la dieta, Keys lancia lo studio epidemiologico noto come Seven Countries Study alla fine degli anni ’50.

 

Le indagini sul campo vennero precedute da un intenso lavoro volto alla standardizzazione di procedure e misurazioni applicabili alle diverse culture e regioni. Furono inoltre condotte indagini pilota ufficiali a Nicotera, un villaggio dell'Italia meridionale, e in sei villaggi dell'isola di Creta. Lo studio è quindi iniziato nel 1958 e si svolto in 16 coorti di uomini di età 40-59 anni in 8 nazioni di 7 Paesi (Stati Uniti, Finlandia, Olanda, Italia, Croazia-ex-Jugoslavia, Serbia-ex- Jugoslavia).

 

La struttura dello studio è quella di uno studio longitudinale multicentrico. E’ il primo condotto a livello internazionale e rappresenterà il prototipo degli studi epidemiologici cardiovascolari per confrontare popolazioni differenti. Il disegno dello studio ha previsto l’esame iniziale, riesami periodici ogni 5 anni, e raccolta sistematica nel lungo periodo dell’incidenza delle malattie coronariche (effettuata per 10 anni in tutte le coorti, fino a 40 anni in alcune coorti) e della mortalità (effettuata per 50 anni in13 coorti, oltre 25 anni in tutte le altre, ad eccezione delle due coorti della Croazia e della coorte ferroviaria di Roma).

 

Il razionale del Seven Countries Study

Lo studio era basato sull’ipotesi che differenze nella frequenza della malattia coronarica tra le popolazioni fossero correlate con le caratteristiche fisiche e lo stile di vita, in particolare la composizione della dieta, specialmente nei grassi saturi e insaturi, e il livello di colesterolo sierico.

 

Keys e colleghi supponevano quindi che seguendo nel tempo coorti di uomini di mezza età con stili di vita e tradizioni alimentari differenti sarebbe stato possibile misurare le differenze tra le popolazioni e gli individui in termini di rischio, stile di vita, e fattori biologici. Alcuni di questi fattori, in particolare quelli legati allo stile di vita, sarebbero dovuti risultare modificabili, fornendo così l’evidenza scientifica per introdurre cambiamenti volti al miglioramento della salute individuale e collettiva e alla prevenzione della cardiopatia coronarica.

 

Analisi dei fattori di rischio e della malattia coronarica nell’ambito di una stessa cultura e tra diverse culture durante i primi 25 anni

 

Ogni coorte dello studio ha mostrato le caratteristiche rappresentative della sua cultura. Poiché tutti i fattori misurati sono risultati correlati alla cardiopatia coronarica, è stato possibile confrontare i fattori di rischio tra le diverse culture. La ripetizione periodica delle misure ha consentito di studiare le tendenze temporali di questi fattori per ciascuna coorte. Inoltre, sono state elaborate le tendenze a lungo termine della mortalità per malattia coronarica nei vari Paesi.

 

La struttura interculturale dello studio ha permesso di analizzate le differenze del rischio assoluto di malattia coronarica tra le 16 coorti. Infine, utilizzando i dati individuali di ciascuna coorte, è stata studiata la forza delle associazioni tra i diversi fattori di rischio in relazione alla mortalità per cardiopatia coronarica.

 

Risultati principali del Seven Countries Study

Riguardo i fattori di rischio, i risultati del Seven Countries Study hanno dimostrato che i livelli di colesterolo sierico e di pressione arteriosa sono positivamente correlati con la cardiopatia coronarica sia a livello individuale che di popolazione. La pressione arteriosa è inoltre associata anche all’insorgenza dell’ictus.

 

L’analisi delle differenze tra i diversi Paesi e le diverse coorti nei pattern alimentari ha consentito di identificare come protettiva la cosiddetta dieta mediterranea, caratterizzata dall’assunzione prevalente di calorie derivate da alimenti vegetali e pesce e scarsa assunzione di calorie derivate da alimenti di origine animale e zuccheri. Questa abitudine alimentare è risultata associata con i più bassi tassi di incidenza e mortalità per cardiopatia coronarica ed ha mostrato un ruolo protettivo anche nei riguardi di altre condizioni morbose e della mortalità totale per causa.

 

Estensione del Seven Countries Study per studi sull’invecchiamento in buona salute

Dopo 25 anni di follow-up, diverse coorti europee dello studio Seven Countries Study hanno esteso le indagini alla raccolta di dati gerontologici relativi all'invecchiamento in buona salute.

Lo studio FINE - Finland Italy Netherlands Elderly è iniziato nel 1984 con esami ripetuti ogni 5 anni fino al 1999. I dati del FINE, unitamente a quelli di altri coorti del Seven County Study ed ai dati dello studio SENECA (lo studio su nutrizione e salute negli anziani europei), sono stati analizzati congiuntamente nell’ambito del progetto HALE, lanciato nel 2001 con l’obiettivo di studiare la relazione tra stile di vita e fattori di rischio, da una parte, e invecchiamento in buona salute dall’altra, in 13 Paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Finlandia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Serbia, Spagna, Svizzera e Ungheria).

 

Per approfondire visita il sito web del Seven Countries Study

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